Potrebbe essere giunto ad una svolta il dibattito europeo riguardo una eventuale riforma del diritto d’autore; anticipata da una consultazione pubblica che ha registrato più di 9500 interventi (di cui il 58.7% dagli “end users” di Internet), arriva al Parlamento Europeo, in Commissione Giustizia, la proposta di revisione della legislazione in materia di copyright a firma dell’eurodeputata Julia Reda. Facendo seguito all’incarico ricevuto dalla Legal Affairs Committee, l’esponente del Partito Pirata Europeo ha infatti reso pubblico il proprio progetto di riforma, incentrato su una radicale revisione della legislazione vigente.
Secondo quanto emerge dal rapporto Reda, la Direttiva 2001/29/EC (nota anche come InfoSoc Directive), “sebbene fosse stata ideata per adattare il copyright alle nuove realtà dell’era digitale sta in realtà impedendo lo scambio di conoscenza e cultura”. L’intento di armonizzare la legislazione europea che aveva accompagnato la stesura della Direttiva non si è in concreto realizzato: l’introduzione di livelli minimi di protezione senza, tuttavia, stabilire degli standard per la tutela degli interessi in gioco e, soprattutto, la natura opzionale della maggior parte delle eccezioni e delle limitazioni del copyright previste, hanno condotto ad una situazione di incertezza del diritto e frammentazione del diritto d’autore tra i vari stati membri. Il che, continua la Reda, si è tradotto in una evidente difficoltà di comprensione della disciplina relativa alla tutela degli autori da parte degli operatori del settore, ancora più dannosa se si considera la natura universale di internet e l’importanza di una legislazione uniforme nel crescente mercato digitale europeo. Basandosi sull’art 118 del TFEU che prevede la possibilità di creare “titoli europei al fine di garantire una protezione uniforme dei diritti di proprietà intellettuale dell’Unione”, la Reda evidenzia, dunque, la necessità di emanare un unico “European Copyright Title” che possa ripristinare la certezza del diritto rispettando i parametri fissati dalla Convenzione di Berna e sostituire quelle misure (“nate in una epoca in cui non esistevano Facebook o Youtube”) ormai divenute superate.
Quanto al contenuto di tale provvedimento, esso dovrà, secondo il rapporto, ristabilire innanzitutto la certezza del diritto rendendo obbligatorie per gli Stati membri tutte le eccezioni e limitazioni già presenti nella direttiva InfoSoc. Inoltre, onde evitare che lo sviluppo tecnologico possa rendere necessario un nuovo intervento normativo di aggiornamento, esso dovrà contenere una “norma aperta” che consenta “flessibilità nella interpretazione delle eccezioni e limitazioni in determinati casi” i quali “non pregiudichino irragionevolmente il legittimo interesse dell’autore o del titolare del diritto”. Nel tenere conto di un equo bilanciamento degli interessi coinvolti, il provvedimento, auspica la Reda, dovrà ulteriormente ridurre le barriere attualmente previste, ad esempio esentando dalla tutela accordata dal copyright i materiali prodotti dal settore pubblico, eliminando le disparità di trattamento tra realtà digitale e i medesimi prodotti nel mondo materiale, salvaguardando i contenuti di pubblico dominio (per definizione non sottoposti a copyright) e riconoscendo la possibilità, per i titolari, di rinunciare volontariamente al proprio diritto rendendo la propria opera accessibile a chiunque. Si propone, inoltre, di consentire l’utilizzo di fotografie, video e immagini di opere permanentemente collocate in pubblico (tema divenuto di grande rilevanza nell’era dei social networks e della condivisione digitale) e di riconoscere quale “base fondamentale di Internet” la possibilità di utilizzare collegamenti ipertestuali tra le varie risorse presenti online (si ricordi in proposito il dibattito circa il c.d. “Deep Linking”). Un occhio di riguardo è previsto per l’educazione, la ricerca e le attività culturali, incluse le biblioteche che potranno avere la possibilità di prestare libri anche in formato digitale.
Le misure dovranno essere rese effettive, verificando che l’accesso ai materiali non coperti da copyright non sia in concreto ostacolato o impedito attraverso misure tecnologiche. Si chiede, infine, di vietare agli Stati membri la creazione di licenze che possano risarcire i titolari dei diritti di eventuali danni o perdite economiche causati da atti consentiti da eccezioni alla disciplina del diritto d'autore.
La proposta non mira pertanto, secondo quanto si legge, a disconoscere la necessità di protezione legale per gli autori, né tanto meno a sminuire il ruolo degli editori o il bisogno di una adeguata remunerazione, bensì, al contrario, essa si propone di “rafforzare la posizione contrattuale di autori e performers in relazione ad altri proprietari di diritti e intermediari”. L’obiettivo annunciato è, quindi, un aumento dei benefici per gli utenti, mantenendo, tuttavia, inalterata la protezione degli autori (tutte le eccezioni al diritto d’autore dovranno comunque superare il Three Step Test) con un conseguente sviluppo della competitività Europea a livello internazionale.
La proposta di riforma e gli emendamenti presentati sono al vaglio degli organismi comunitari. La Reda, nominata relatrice, ha nel frattempo dichiarato di essere disposta a confrontarsi, in condizioni di trasparenza, con i vari gruppi e associazioni che le hanno richiesto un incontro per discutere della riforma, tenendo conto delle diverse rappresentanze. Tra coloro che hanno richiesto un confronto, i cui nominativi sono stati nel frattempo resi noti attraverso una lista pubblicata sul sito dell'europarlamentare, spiccano associazioni di editori, autori, utenti, nonché colossi quali Google, Samsung, Apple, Intel. Una volta conclusa l'analisi degli emendamenti, si procederà al voto finale sulla risoluzione, attualmente programmato per il corrente mese di Luglio.