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La riforma del codice penale è alle porte

Scritto da Francesca Orlandi

La Commissione guidata dal magistrato Carlo Nordio, incaricata di provvedere alla riforma del Codice penale, ha riunito in questi giorni alla Luiss di Roma magistrati, studiosi, avvocati, politici e sindacalisti al fine di avviare una consultazione preventiva sull'argomento.

La riforma del Codice Rocco, infatti, potrebbe essere pronta già alla fine di questo anno nella forma di un disegno di legge dell'esecutivo, da presentare alle Camere agli inizi del 2004.

Il progetto di riforma prevede che il vecchio codice sia sostituito da un corpus normativo molto più snello, a seguito della depenalizzazione di molti reati minori, che saranno declassati a illeciti amministrativi; l'intento è, infatti, quello di ridurre all'essenziale l'intervento penale andando a colpire soprattutto chi compie atti violenti, e pericolosi, mentre le contravvenzioni sono destinate a non costituire più una categoria di reati.

Altro obiettivo della Commissione è anche quello di ridurre al massimo le leggi speciali in materia penale, le quali, una volta sfoltite, saranno inserite nel nuovo Codice (così avverrà, ad esempio, per i reati tributari, fallimentari e societari, che oggi, invece, sono sanzionati in leggi separate); le leggi penali speciali non ricomprese nel codice, invece, andranno a formare un "Testo unico" che affiancherà il nuovo codice penale. In questo modo tutta la legislazione penale sarà raccolta in due uniche grandi sezioni: il Codice e il Testo unico.

Il confronto organizzato alla Luiss, in cui sono intervenuti, tra gli altri, Luigi Bobbio, della commissione Giustizia del Senato, Francesco Iacoviello, magistrato di Cassazione, Gaetano Pecorella, capo della commissione Giustizia della Camera, Ettore Randazzo, presidente delle Camere penali, Edmondo Bruti Liberati, presidente Anm e Stefano Parisi, direttore generale di Confindustria, è partito dal tema della discrezionalità della pena.

In proposito, diversi sono stati gli interventi nel senso di operare un temperamento di questo principio auspicandone la riduzione: si è proposto, ad esempio, uno sfoltimento delle circostanze attenuanti e aggravanti, nonché la creazione di titoli autonomi di reato; si è suggerito, altresì, di abbassare i limiti edittali delle pene attraverso la creazione di nuove sanzioni penali, come la detenzione domiciliare e il lavoro di utilità sociale.

Tra tante voci contrarie alla discrezionalità della pena, si è però anche ricordato il pericolo che si cela dietro la riduzione della discrezionalità a scapito di pene che siano più "adatte" al reo e si è proposto di adottare come principio guida nell'ambito delle sanzioni quello della priorità, tutelando innanzitutto gli interessi costituzionalmente protetti.

Il direttore generale di Confindustria, Stefano Parisi ha comunque ricordato alla Commissione come non sempre la reclusione sia la pena migliore, poiché in certi casi è più efficace una sanzione amministrativa o economica che si realizza piuttosto che una sanzione detentiva che non si realizza mai.

Naturalmente – e ciò è stato espressamente ribadito nell'incontro - il tutto dovrà avvenire nel rispetto della funzione rieducativa della pena affermata dall'articolo 27 della Costituzione, realizzando un aggiornamento delle sanzioni penali proprio alla luce di detto principio.